

Alighiero Boetti, noto anche come Alighiero e Boetti a partire dal 1971, nasce a Torino nel 1940. Pur non avendo ricevuto una formazione artistica accademica, si avvicina sin da giovane alla riflessione teorica sulla creatività e al ruolo concettuale dell’arte. La sua carriera prende avvio nel 1967, con l’adesione al movimento dell’Arte Povera, ambito nel quale si distingue rapidamente per l’approccio intellettuale e sperimentale.
All’inizio degli anni Settanta si trasferisce a Roma e inizia a viaggiare con frequenza in Afghanistan, dove rimane affascinato dalla cultura artigianale locale, in particolare dall’arte del ricamo. Da questa esperienza nasceranno molte delle sue opere più iconiche, come le celebri Mappe, planisferi ricamati a mano da artigiane afghane che registrano i mutamenti geopolitici del pianeta. In questi anni la sua produzione si amplia e si diversifica: dalle griglie alfabetiche ricamate con detti e aforismi alle campiture a biro. Queste opere incarnano il suo interesse per la dialettica tra ordine e disordine, necessità e caso, nonché per il concetto di delega e moltiplicazione dell’autore.
Nel 1973 tiene la sua prima mostra personale negli Stati Uniti, presso la John Weber Gallery di New York, segnando l’inizio della sua affermazione internazionale. Da allora espone regolarmente in Italia e all’estero, partecipando ad alcune delle mostre più emblematiche della sua generazione, come When Attitudes Become Form (1969), Contemporanea (1973), Identité italienne (1981) e The Italian Metamorphosis 1943–1968 (1994). È più volte presente alla Biennale di Venezia, con una sala personale nell’edizione del 1990. La sua carriera si interrompe prematuramente con la sua scomparsa nel 1994. Oggi, l’opera di Boetti è conservata in prestigiose collezioni pubbliche e private ed è regolarmente esposta nei maggiori musei e istituzioni del mondo, confermando la sua posizione come una delle figure più influenti dell’arte del secondo Novecento.