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Ennio Morlotti nacque a Lecco nel 1910. Dopo un’adolescenza segnata da uno spirito ribelle, nel 1937 soggiornò per un breve periodo a Parigi, dove ebbe il suo primo contatto diretto con le opere dei grandi maestri della tradizione moderna. Al suo ritorno, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Brera, che frequentò dal 1939 al 1942. In quegli stessi anni nasceva il movimento e la rivista Corrente di vita giovanile, fucina di rinnovamento e opposizione culturale che aggregava le menti più vive del tempo. Morlotti vi aderì nel 1940. Il gruppo Corrente si distingueva per uno stile pittorico vigoroso, che univa espressionismo, cubismo e l’influenza di Picasso, in aperto contrasto con il ritorno alla tradizione promosso dal movimento del Novecento Italiano.

Tra il 1945 e il 1946 realizzò i celebri paesaggi detti Dossi e alcune opere di intensa riflessione sull’opera di Picasso, come La donna che si lava e Le donne di Varsavia. Partecipò attivamente alla vita culturale del dopoguerra, collaborando con riviste come “Il 45”, “Numero” e “Pittura”.

Nel secondo dopoguerra entrò a far parte del “Fronte Nuovo delle arti” e, in seguito, del “Gruppo degli Otto”, guidato dal critico Lionello Venturi. In questi anni Morlotti si allontanò gradualmente dall’influenza cubista, sviluppando uno stile sempre più personale: pur mantenendo elementi figurativi nei paesaggi e nelle nature morte, fu la materia pittorica – spesso applicata con la spatola – e il colore a diventare i veri protagonisti delle sue opere.

Nel 1950 e 1951 espose alla Catherine Viviano Gallery di New York, ottenendo così un primo riconoscimento internazionale. Oltre a Venturi, il suo lavoro fu sostenuto da importanti critici italiani come Francesco Arcangeli, Roberto Longhi, Giovanni Testori e Carlo Volpe. Arcangeli, in particolare, lo inserì tra gli “ultimi naturalisti”, considerandolo uno degli eredi della tradizione figurativa lombarda.

Negli ultimi anni della sua carriera ampliò la gamma dei suoi soggetti, dedicandosi a serie pittoriche come Teschi, Rocce e Bagnanti, ispirate in parte alle opere di Cézanne. Ennio Morlotti morì improvvisamente a Milano il 15 dicembre 1992.