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Lugano
  • Concetto Spaziale - Teatrino (bianco)
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Lucio Fontana nacque il 19 febbraio 1899 a Rosario di Santa Fé, in Argentina, da genitori italiani. Fin dalla scuola, per garantirgli una solida formazione, fu mandato in Italia, presso alcuni parenti a Castiglione Olona (Varese). Frequentò la scuola tecnica del Collegio Arcivescovile Ballerini, si formò nello studio del padre scultore e proseguì gli studi presso la Scuola dei maestri edili dell’Istituto Tecnico “Carlo Cattaneo” di Milano, quindi alla Scuola degli Artefici annessa all’Accademia di Brera.

Reduce dalla Prima Guerra Mondiale, decorato con la medaglia d’argento al valor militare, tornò in Argentina, dove lavorò prima nell’atelier paterno e poi aprì un proprio studio di scultura. In questi anni partecipò a diversi Salon, a concorsi pubblici e ricevette le prime importanti commissioni.

Nel 1927 rientrò a Milano, si iscrisse al corso di scultura all’Accademia di Brera e si diplomò nel 1929. Il 1930 segnò una svolta: partecipò alla XVII Biennale di Venezia e iniziò la collaborazione con la Galleria Il Milione. Tra il 1934 e il 1935, vicino al gruppo parigino Abstraction-Création e all’ambiente astrattista della Galleria Il Milione, realizzò una serie di sculture non figurative, protagoniste della prima mostra personale di scultura astratta in Italia.

Nel 1940 si trasferì di nuovo a Rosario, dove partecipò al concorso per il Monumento Nacional a la Bendera e iniziò un’intensa attività didattica. Nel fervido contesto argentino nacque nel 1946 il “Manifiesto Blanco”, che segnò l’avvio dello Spazialismo. In alcuni disegni dello stesso anno comparve per la prima volta l’espressione “Concetto spaziale”, che accompagnerà gran parte della sua produzione futura.

Il 22 marzo 1947 tornò in Italia, stabilendosi a Milano. Qui realizzò Concetto spaziale, Uomo atomico e Scultura spaziale, presentata alla Biennale di Venezia del 1948, segnando l’inizio di una ricerca radicalmente nuova: non più figurativa né astratta, ma autenticamente spaziale. Nel dicembre 1947 firmò con altri artisti il primo “Manifesto dello Spazialismo”, nato attorno alla Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo, con l’obiettivo di liberare pittura e scultura dai loro limiti tradizionali, aprendo all’uso delle nuove tecnologie. Il 5 febbraio 1949 realizzò il primo Ambiente spaziale a luce nera alla Galleria del Naviglio: sagome in cartapesta dipinte con colori fluorescenti, sospese in uno spazio buio illuminato da lampade di Wood. Nello stesso anno avviò il ciclo dei Buchi, opere pittoriche in cui interventi cromatici erano perforati con vortici di fori.

Espose a Twentieth-Century Italian Art al MoMA di New York (1949) e partecipò alle Biennali di Venezia del 1948 e 1950. Nel 1958, alla Biennale, gli fu dedicata un’intera sala, dove presentò le serie dei Gessi, dei Barocchi, degli Inchiostri e delle sculture su gambo. Nello stesso anno ideò i celeberrimi Tagli, presentati nel 1959 a Milano, Parigi e in sedi internazionali come Documenta a Kassel e la Biennale di San Paolo.

All’inizio degli anni Sessanta si dedicò agli Olii, tele ricoperte da spessi strati materici, forate o lacerate. Tra queste, spiccano le opere dedicate a Venezia, esposte nel 1961 alla sua prima personale negli Stati Uniti (Martha Jackson Gallery, New York). Nel 1963 presentò la serie delle Fine di Dio, tele ovali monocrome, trafitte da buchi e decorate con lustrini, esposte a Zurigo, Milano e Parigi. Parallelamente sviluppò i Teatrini, tele forate inserite in elaborate cornici laccate. Proseguì anche la ricerca sugli Ambienti spaziali, iniziata negli anni Quaranta. Nel 1966, in collaborazione con Carlo Scarpa, vinse il Premio per la Pittura alla XXXIII Biennale di Venezia.

Lucio Fontana morì a Varese il 7 settembre 1968, all’età di 69 anni. La sua eredità è oggi custodita nei più importanti musei del mondo, come testimonianza di un artista che seppe oltrepassare i confini della pittura e della scultura per fondare un linguaggio nuovo, visionario e radicale.