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Lugano
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Osvaldo Licini nasce nel 1894 a Monte Vidon Corrado, un piccolo borgo delle Marche. Nel 1908, a soli quattordici anni, si trasferisce a Bologna per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove stringe amicizia con Giorgio Morandi, suo compagno di studi. In quegli anni il Futurismo è al culmine del suo sviluppo: Licini ne subisce il fascino, ma sceglie di non aderire al movimento. Nel 1914 espone per la prima volta in pubblico nella mostra collettiva dei Secessionisti, allestita nei sotterranei dell’Hotel Baglioni di Bologna. Tra gli artisti presenti figurano anche Bacchelli, Morandi, Pozzati e Vespignani.

Alla fine del 1914 si trasferisce a Firenze per studiare scultura all’Accademia di Belle Arti, ma l’esplosione della Prima guerra mondiale interrompe bruscamente il suo percorso. Partecipa al conflitto come soldato e rimane gravemente ferito a una gamba. Dopo la convalescenza, raggiunge la famiglia a Parigi, dove entra in contatto con alcuni dei protagonisti dell’avanguardia europea, tra cui Picasso, Cocteau, Kisling e Modigliani. Espone al Salon d’Automne, al Salon des Indépendants e partecipa alla mostra Les Artistes Italiens de Paris, curata da Mario Tozzi.

Nel 1926 prende parte alla mostra del Novecento Italiano, organizzata da Margherita Sarfatti al Palazzo della Permanente di Milano. In quello stesso anno fa ritorno a Monte Vidon Corrado, dove si dedica a un’intensa attività di ricerca formale. Analizza e rielabora il linguaggio pittorico di Cézanne e Matisse, evitando ogni approccio imitativo.

All’inizio degli anni ’30 si avvicina progressivamente alle nuove correnti dell’arte astratta, che si vanno affermando in Europa, in particolare con il gruppo Abstraction-Création a Parigi. Nel 1934 espone alla Quadriennale di Roma con il gruppo di pittori astratti italiani gravitanti attorno alla Galleria del Milione di Milano, dove, l’anno successivo, tiene la sua prima mostra personale in Italia. Il suo impegno verso l’astrazione si fa sempre più radicale: arriva a distruggere o ridipingere molte delle sue opere precedenti.

Nel 1950 partecipa alla XXV Biennale di Venezia con nove dipinti, tra cui compare per la prima volta Amalassunta, figura enigmatica e ricorrente della sua produzione, talvolta identificata dall’artista con la luna. Negli anni successivi ottiene numerosi riconoscimenti e continua a dipingere con crescente libertà espressiva, approfondendo il linguaggio personale che aveva definito nel decennio precedente.

Osvaldo Licini muore nel 1958 nel suo paese natale. Nel 1986 viene fondato il Centro Studi Osvaldo Licini, dedicato alla conservazione e valorizzazione della sua opera.