

Shirin Neshat è nata a Qazvin, in Iran, nel 1957. Nel 1974 ha lasciato il suo paese natale per trasferirsi a Los Angeles, dove ha proseguito gli studi. Si è laureata nel 1982 presso l’Università della California, Berkeley. Proprio in quegli anni ha iniziato a realizzare autoritratti in cui indossa il velo, diventato obbligatorio per le donne iraniane a partire dal 1983.
Il ritorno in Iran nel 1990, dopo oltre un decennio di assenza, fu per lei un’esperienza sconvolgente: trovò un paese profondamente trasformato dalla rivoluzione del 1979, quasi irriconoscibile. Questo impatto emotivo ha dato origine a una riflessione artistica intensa sul tema della memoria, della perdita e del cambiamento.
Tra il 1993 e il 1997 ha realizzato la serie Women of Allah, un’opera potente in cui fotografie di donne velate si intrecciano con scritte calligrafiche, spesso tratte da testi religiosi, creando un dialogo tra immagine e parola. Neshat non si è limitata alla fotografia: ha sperimentato anche con installazioni e video, esplorando l’identità femminile nei contesti pubblici e privati delle culture iraniana e occidentale.
Il suo lavoro, mai esposto in Iran, afferma con forza la presenza femminile in una società patriarcale. Nelle sue opere, lo sguardo delle donne diventa uno strumento potente, quasi sovversivo, di espressione e comunicazione. Nonostante l’impossibilità di esporre nel suo paese, Neshat ha ottenuto ampio riconoscimento internazionale. Nel 1999 ha vinto il 48° Premio della Biennale di Venezia con il film Turbulent, che mette a confronto un uomo che canta davanti a un pubblico esclusivamente maschile con una donna che si esibisce in una sala vuota, in un suggestivo contrasto di visibilità e silenzio. Attualmente vive e lavora a New York.