Questa mostra presenta 25 pezzi unici delle sue opere su carta della serie Sale d'attesa. Il loro comune denominatore è un dettaglio del suo studio in via Po, a Torino: il salotto, composto da un divano e due poltrone, diventa un luogo dove l'ispirazione e la memoria dialogano con le forze della creazione. Ne L'Aleph compare l'immagine di Borges - elegante, ironico e austero - con il suo bastone: il nuovo Omero del Novecento. In Ermite à Paris, l'amico Calvino, scomparso molti anni fa, con il sorriso su una maschera sottile e travagliata, un busto geometrico che si appoggia su due teche di plexiglass. Poi Melotti, che sta sventolando il cappello, mentre quattro sfere, forse simboli di trasparenza, fluttuano nell'aria. E poi altre immagini, altre forme, altre icone: altri due cubi di plexiglass, sovrapposti dove brulicano nuovi e antichi progetti; spartiti per note celesti e silenziose; cavalletti che presentano icone e immagini nuove, modernità a volte crudele: un immigrato, un soldato armato, alcuni corazzieri che formano visioni barocche.
"L'immaginazione è l'anticamera un po' disordinata di quella stanza dove poi compare l'opera.
È il deposito segreto, il territorio oscuro e misterioso che tiene aperta la soglia dell'opera".
Giulio Paolini