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Lugano
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Alfredo Chighine nasce a Milano il 9 marzo del 1914. Il padre, operaio, viene dalla Sardegna, la madre è lombarda. Le condizioni economiche traballanti costringono Alfredo, ancora giovanissimo, a lavorare in fabbbrica, ma riesce a frequentare comunque i corsi serali dell’Umanitaria, una scuola professionale presso la quale seguirà anche lezioni di incisione.

Durante gli anni in fabbrica il giovane esprime già una propensione artistica: incide il metallo e ne crea piccoli lavori, talvolta relizza dei braccialetti. Il suo datore di lavoro ne riconosce il talento e lo lascia libero di sbizzarrirsi.

Nel 1934 Chighine ha vent’anni e si sposa con Wanda, una sua collega; un anno dopo nascerà il primo figlio. Nel 1941 viene esposto il suo primo dipinto, alla III mostra provinciale Permanente. La passione per l’arte, sia per la pittura che per la scultura, continua a intensificarsi, tanto che nel 1945 decide di dedicarvisi interamente e, per poter realizzare questo desiderio, prende una decisione drastica: abbandona il lavoro e abbandona la casa. Nello stesso anno si iscrive prima all’Istituto d’Arte Decorativa di Monza e successivamente al corso di scultura di Giacomo Manzù presso l’Accademia di Belle Arti di Brera; lavora in un piccolo studio alla periferia milanese, in via Mac Mahon. Sono anni in cui il suo lavoro si concentra sulle sculture in legno, come Nudo in piedi(1944) eMaternità(1945); la prima apparizione delle opere in legno avviene nel 1946 al Premio di Scultura della Spiga. Risalgono allo stesso periodo i primi acquisti dell’ingegnere Antonio Boschi, che sosterrà l’artista per un lungo periodo, acquistando tra le tante, anche le due opere citate sopra. Nel 1948 le due sculture verranno scelte dall’artista per l’esposizione alla XXIV Biennale di Venezia.

Sono un’amara povertà e il tempo trascorso al celebre “bar Giamaica” a caratterizzare gli anni ‘40 di Chighine. Ritrovo di innumerevoli artisti e intellettuali, il Giamaica è bazzicato in quel periodo da Crippa, Milani, Cassinari e Morlotti, con i quali il nostro artista condivide numerose ore e con cui, discute i principali temi dell’Arte Informale.

Verso l’inizio del nuovo decennio Chighine comincia a dedicarsi principalmente alla pittura, dipinti raffiguranti figure, e soprattuo paesaggi che con il succedersi del tempo diventano sempre meno riconoscibili, fino ad evolversi in composizioni informali alla ricerca di luce, in una fusione di colori spatolati che racchiudono il tempo, le stagioni, la natura; quasi a voler creare il colore della nostalgia: “un senso acuto di malinconia”, scrive Tassi, “quasi un’esaltazione che si alza dal colore, dalla struttra, dal sovrapporsi meditato delle forme.”

Nel 1950 arriva la prima personale, che si tiene alla Galleria San Fedele di Milano e due anni dopo presenta l’opera Campo di grano (1952) al VII Premio Lissone. Nel 1955 vi è un esordio significativo: la Galleria del Milione. Si tratta di una collettiva con Romiti, Carmassi e Ajmone, durante la quale Chighine presenta 10 dipinti ad olio realizzati durante l’ultimo anno. Da quella prima mostra nasce una duratura collaborazione con Gino Ghiringhelli, direttore della Galleria, e, dopo una seconda collettiva nel ’56, la galleria organizza una sua personale nel novembre del medesimo anno. Negli anni successivi partecipa a diversi eventi organizzati dal Milione: è presente all’iniziativa di Luigi Carluccio “Pittori d’oggi. Francia – Italia” (1957), tenutasi a Torino, e all’esposizione della Collezione di Brescia, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (1957). Sempre grazie a Ghiringhelli le esperienze di Chighine si spostano anche all’estero: espone in due collettive a New York nel 1957, invitato da Lionello Venturi, prima al Brooklin Museum e in seguito alla Columbia University, e, sempre nello stesso anno, viene invitato alla mostra “Between Space and Earth. Trends in Contemporary Italian Art” presso la Marlborough Gallery di Londra; infine è presente a Berlino all’Akademie der Kunst.

Nel giugno del 1958 la Galleria del Milione pubblica una prima monografia dell’artista, a cura di Emilio Tadini, organizzando in seguito una seconda esposizione personale, con 30 opere realizzate tra il ’57 e il ’58. Ne seguiranno altre quattro nel corso degli anni (nel 1959, nel 1960, nel 1964 e nel 1966). La monografia e la personale del Milione costituiscono un momento di svolta per Chighine: da qui infatti la rete di conoscenze si espande e accresce il numero di collezionisti interessati alle sue opere. Anche la critica gli dedica più attenzioni. Di lui scrivono infatti Franco Russoli, Umbro Apollonio, Mario de Micheli, Marco Valsecchi e Guido Ballo, tutti personaggi legati all’attività del Milione. E sarà proprio uno di loro, Franco Russoli, a presentare la sala personale di Chighine esposta durante la XXX Biennale di Venezia. Nel contempo la Galleria del Milione pubblica una seconda monografia, questa volta scritta da Guido Ballo, in cui vengono incluse 17 grandi tavole a colori, realizzate nel corso degli ultimi due anni. Una di queste tavole sarà donata alla Tate Modern di Londra.

Nel giugno del 1964 approda a Palazzo Reale, in occasione della mostra “Pittura a Milano dal 1945 al 1964” durante la quale allestisce un’intera sala a lui attribuita con opere eseguite nell’arco del suo periodo milanese: due sculture in legno degli inizi e 18 tele. Lo stesso anno, alla fine dell’estate, muore Gino Ghiringhelli e dopo pochi anni cesseranno i rapporti di Chighine con la Galleria del Milione.

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta sono numerose le mostre personali dedicate all’artista, in particolare quelle tenutesi a Milano: alla Galleria Annunciata (1967, 1971, 1972), alla Galleria delle Ore, alla Galleria Bergamini (1971) – con presentazione di Roberto Tassi – e alla Galleria Maineri (1972) Alla Galleria Bottega d’arte di Repetto e Massucco,(1971) con presentazione di Franco Russoli e nel (1974) presentato da Francesco Biamonti. Nello stesso anno vince il Premio ginestra d’Oro del Conero, ad Ancona, e alcune delle sue opere tornano a Palazzo Reale, in occasione dell’esposizione della Collezione Boschi – Di Stefano donata al Comune di Milano.

Chighine durante gli ultimi anni, trascorre le sue estati a Viareggio, appartato e immerso nella pittura. Sarà nella città toscana, da lui tanto amata, che vivrà i suoi ultimi mesi di vita: morirà il 16 luglio del 1974, all’ospedale di Pisa.

Un anno dopo la scomparsa si tiene, a cura di Repetto e Massucco, la prima  grande antologica postuma  presso il Liceo Saracco di Acqui Terme. Nel 1991 ancora  Repetto & Massucco organizzano una mostra dedicata alle sue opere su carta cura di Elena Pontiggia.Nello stesso anno una grande mostra a Tenero , Locarno (CH) presso la Galleria Matasci, a cura di Elisabetta Longari e nel 1997 a cura di Elena Pontiggia alle Stelline di Milano.